#eddra gale
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motionpicturelover · 2 years ago
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"What's New Pussycat?" (1965) - Clive Donner
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Films I've watched in 2022 (194/210)
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vincekris · 6 months ago
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La Saraghina (Eddra Gale)
Otto e mezzo diretto da Federico Fellini, 1963
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byneddiedingo · 2 years ago
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Marcello Mastroianni in 8 1/2 (Federico Fellini, 1963) Casti: Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Anouk Aimée, Sandra Milo, Rossella Falk, Barbara Steele, Madeleine Lebeau, Eddra Gale, Guido Alberti, Jean Rougeul. Screenplay: Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi. Cinematography: Gianni Di Venanzo. Production design: Piero Gherardi. Film editing: Leo Catozzo. Music: Nino Rota.  At one point in 8 1/2 an actress playing a film critic turns to the camera and brays (in English), "He has nothing to say!", referring to Guido Anselmi, the director Marcello Mastroianni plays, and by extension to Fellini himself. And that's quite true: Fellini has nothing to say because reducing 8 1/2 to a message would miss the film's point. Guido finds himself creatively blocked because he's trying to say something, except he doesn't know what it is. He has even enlisted a film critic (Jean Rougeul) to aid him in clarifying his ideas, but the critic only muddles things by his constant monologue about Guido's failure. Add to this the fact that after a breakdown Guido has retreated to a spa to try to relax and focus, only to be pursued there by a gaggle of producers and crew members and actors, not to mention his mistress and his wife. Guido's consciousness becomes a welter of dreams and memories and fantasies, overlapping with the quotidian demands of making a movie and tending to a failed marriage. He is also pursued by a vision of purity that he embodies in the actress Claudia Cardinale, but when they finally meet he realizes how impossible it is to integrate this vision with the mess of his life. Only at the end, when he abandons the project and confronts the fact that he really does have nothing to say, can he realize that the mess is the message, that his art has to be a way of establishing a pattern out of his own life, embodied by those who have populated it dancing in a circle to Nino Rota's music in the ruins of the colossal set of his abandoned movie. The first time I saw this film it was dubbed into German, which I could understand only if it was spoken slowly and patiently, which it wasn't. Even so, I had no trouble following the story (such as it is) because Fellini is primarily a visual artist. Besides, the movie starred Mastroianni, who would have made a great silent film star, communicating as he did with face and body as much as with voice. It is, I think, one of the great performances of a great career. 8 1/2 is also one of the most beautiful black-and-white movies ever made, thanks to the superb cinematography of Gianni Di Venanzo and the brilliant production design and costumes of Piero Gherardi.
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madragoras · 10 months ago
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Federico Fellini & Eddra Gale, on the set of "8½" (1963)
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chaoticdesertdweller · 2 years ago
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"8 1/2", 1963.
dir. Federico Fellini
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davidhudson · 4 years ago
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Clive Donner, January 21, 1926 – September 6, 2010.
With Ursula Andress, Woody Allen, Peter O’Toole, Peter Sellers, Capucine, Romy Schneider, Eddra Gale, Paula Prentiss, and Katrin Schaake during the making of What’s New Pussycat? (1965).
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1001movies · 5 years ago
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8 1/2 (The Criterion Collection) [Blu-ray]
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myfavoritepeterotoole · 5 years ago
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Peter O'Toole on the set of What's New Pussycat?
What's New Pussycat? (1965) directed by Clive Donner
Peter O'Toole as Michael James
Capucine as Renée Lefebvre
Eddra Gale (Edra Gale) as Anna Fassbender
- Photo by Philippe Le Tellier -
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moviesbooksandthings · 7 years ago
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8½ (Federico Fellini, 1963)
Saraghina scene, with Nino Rota’s arrangement of  the rhumba Fiesta/Bianca by Samuels/Whitcup 
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moviemosaics · 8 years ago
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8 ½ 
directed by Federico Fellini, 1963
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whatamigonnawatchtoday · 8 years ago
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The Graduate
1967. Comedy Drama
By Mike Nichols
Starring: Anne Bancroft, Dustin Hoffman, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton, Elizabeth Wilson, Buck Henry, Walter Brooke, Norman Fell, Marion Lorne, Alice Ghostley, Eddra Gale
Country: United States
Language: English
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cirifletto · 5 years ago
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Le 12 Scene Cult Del Cinema Di Federico Fellini
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Un ricordo del regista riminese, nell'anno del centenario della nascita, attraverso scene memorabili dei suoi capolavori Federico Fellini nasce il 20 gennaio 1920 e quest'anno ricorre il centenario della sua nascita. In questa occasione, per celebrarlo, vogliamo ripercorrere la sua filmografia attraverso una serie di scene che sono entrate nell'immaginario collettivo e rimarranno indelebili nella storia del cinema.
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Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi, Gradisca in Amarcord sono alcuni esempi di scene indimenticabili. Ma il cinema di Federico Fellini è ricchissimo di momenti memorabili. Istanti che conservano intatto il potere dell'affresco di un'epoca e del sogno con visioni di un'umanità dolente e giocosa, che in pochi attimi manifesta la firma del genio. LEGGI ANCHE... Il Cinema Di Woody Allen In 10 Scene Indimenticabili
I VITELLONI (1953)
Sordi spaccone, che sbeffeggia i "lavoratori della malta" con pernacchia e gesto dell’ombrello. Poi la macchina si fermerà e lui dovrà darsela a gambe di fonte agli operai decisamente arrabbiati. Ma la scena, simbolo del film sui cinque nullafacenti di provincia, scritto da Federico Fellini, insieme a Ennio Flaiano, entra nella storia del cinema. E pure in quella del costume. https://youtu.be/jD45TQIfcoo Moraldo (Franco Interlenghi), il più giovane della combriccola dei cinque vitelloni, sceglie davvero di partire, di andare non si sa dove: "Non lo so! Debbo partire. Vado via". Alla stazione Guido (Guido Martufi), il giovanissimo ferroviere, interroga Moraldo sul motivo della sua decisione. Ma quest’ultimo non risponde, è evasivo. Nemmeno lui conosce le sue sorti, sa solo che dalla provincia bisogna andarsene: per cercare fortuna, per crescere, o magari, semplicemente, per combattere contro quei sentimenti asfittici, respirati per tanti anni, gli stessi che soffocano qualsiasi aspirazione, che piegano l’io senza possibilità di differenziarsi. Da un lato v’è dunque il Fellini delle partenze, colui che avrà bisogno della città, della grande metropoli per creare e comprendere. Dall’altro, invece, permane il Fellini della provincia, colui che saprà trasformare il luogo da cui più si è distanziato in inesauribile fonte d’ispirazione. Scena memorabile con il treno che parte e idealmente attraversa, come in un sogno, le camere dei suoi amici, quasi fosse un saluto onirico. https://youtu.be/I_vbmK75STg
LA STRADA (1954)
I finali erano una delle specialità di Fellini, e la spiaggia ovviamente è un elemento altamente simbolico per il regista riminese. Per questo il pianto disperato, e quasi redentore, della "bestia" Zampanò (Anthony Quinn) avviene proprio in riva al mare di notte, dopo che ha saputo della morte di Gelsomina (Giulietta Masina). La strada vinse l’Oscar come miglior film straniero e lanciò Fellini a livello internazionale. https://youtu.be/aIQ_h90BO0k
LE NOTTI DI CABIRIA (1957)
Quando Cabiria sembra non farcela a risollevarsi dall’ennesimo colpo basso della vita e pensa di suicidarsi, lungo una strada di campagna, incontra un gruppo di ragazzi che canta e suona in allegria e che le restituisce la gioia e la fiducia nel futuro. Giulietta Masina, compagna di vita e di set di Federico Fellini, non dice una parola, fa tutto con lo sguardo. E il resto lo fa Nino Rota con la sua musica. Secondo Truffaut, "il finale del film è un prodigio di potenza e di forza, nel senso più nobile del termine". Altro giro, altro finale e altro Oscar. https://youtu.be/u0rqhdx1154
LA DOLCE VITA (1960)
La scena simbolo del film, che è stata definita anche la scena simbolo del cinema italiano del XX secolo, e nella top ten di quello mondiale, è quella del bagno nella fontana di Trevi di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. La celeberrima e sensualissima scena, di un tre minuti circa, è entrata di diritto nell’immaginario popolare italiano e nel nostro patrimonio culturale. Si narra che, durante le riprese della celebre scena nella fontana di Trevi, Anita Ekberg non ebbe problemi a restare in acqua per ore, mentre Mastroianni, d’accordo con Fellini, per sopportare il freddo dovette indossare una muta sotto i vestiti e bere una bottiglia di vodka prima di girare. https://youtu.be/7_hfZoe9FHE Sì, ok, la scena della fontana con la fotonica Anita Ekberg, "Marcello, come here!" e tutto il resto. Ma il finale della Dolce Vita è uno dei più amaramente simbolici e poetici del cinema: l’occhio della manta gigante (il pesce mostro nasce da un ricordo di Fellini ragazzo) che guarda Marcello e, oltre il canale, la voce dell’innocenza che lo richiama, ma che lui non comprende, facendosi trascinare via dalla sua vita vuota. Memorabile. Ancora una volta, un finale sulla spiaggia. https://youtu.be/pIkFea5aO1g
8½ (1963)
La rumba della Saraghina (l’attrice americana Eddra Gale) sulla spiaggia è l’educazione sessuale del maestro da piccolo: i bambini scappati dal collegio pagano la prostituta perché si spogli. L’opposizione tra la sua figura – amore, sesso vissuto in libertà – e la Chiesa – repressione e limitazione – sta tutta in questa scena: tra la danza morbida della Saraghina e la rigidità dei due preti che arrivano a castigare il protagonista. https://youtu.be/_n2s5i2i2Jg
GIULIETTA DEGLI SPIRITI (1965)
Sandra Milo sull’altalena con il mitico costume creato per lei da Piero Gherardi, nel bel mezzo di un numero tra cavalli ed elefanti, apice barocco e visionario di Fellini. Nel ricordo raccontato da Giulietta, è la ballerina con cui il nonno della protagonista era fuggito. Ma la Milo incarna tutte le versioni della voluttà nel film che racconta la crisi del matrimonio secondo il maestro. https://youtu.be/63y30JttflE
ROMA (1972)
Roma, magnifico e visionario ritratto della Città Eterna visto attraverso gli occhi di un giovane riminese, è pieno di momenti cult – l’ultima apparizione sullo schermo di Anna Magnani, che chiude la porta in faccia a Fellini al grido di: “A Federi’, va a dormi’ va’”, oppure Mastroianni a cena, in una scena che è stata tagliata dal cut americano – ma noi scegliamo la sfilata di moda del clero davanti a un cardinale tronfissimo, mentre due suore all’organo accompagnano con musiche para ecclesiastiche rivisitate con sarcasmo da Nino Rota. Praticamente The Young e The New Pope, ma negli anni ’70. https://youtu.be/SS5RZqZXhiU
AMARCORD (1973)
Ciccio Ingrassia questo film non voleva nemmeno farlo: quello dello Zio Teo, il ruolo del parente matto che si arrampica su un olmo a gridare “Voglio una donnaaa!”, gli sembrava troppo marginale. E invece la scena dell’albero segnò la memoria degli spettatori nel film più autobiografico di Fellini e questo cameo di culto aprì definitivamente a Ingrassia le porte cinema d’autore. Durante una lunga pausa di lavorazione, la troupe si dimenticò dell’attore mentre stava appollaiato sui rami, in attesa del ciak. https://youtu.be/_dn63mQeO4E Nell’ampio catalogo delle ossessioni femminili di Federico Fellini, la "Gradisca", interpretata da Magali Noel in "Amarcord", rappresenta la bella di provincia, quella che avanza compiaciuta lungo il corso principale della città, scatenando fremiti di desiderio e, soprattutto, mostrandosi pronta a soddisfarli. Da qui il soprannome, diventato quasi aggettivo, per indicare uno stereotipo di donna universale, diffuso ovunque, ben oltre i limiti della provincia riminese. La scena clou del film era quella in cui, cappotto rosso e basco in testa, improvvisava da sola uno spogliarello, restava in sottoveste nera e fili di perle, poi entrava in un grande letto candido e, rispettosamente, si offriva alla massima autorità di passaggio in paese: "Signor Principe, gradisca". https://youtu.be/KfmwmEYP77A
LA VOCE DELLA LUNA (1990)
“Dopo aver tanto cercato, ho ritrovato Pierino. Proprio lui: leggero, buffissimo, lunare, misterioso, ballerino, mimo, che fa ridere e piangere. Ha il fascino dei personaggi delle fiabe, delle grandi invenzioni letterarie. Rende credibile qualunque personaggio e tutti può abitarli. Amico degli orchi e delle principesse, dei ranocchi che parlano. È come Pinocchio e Giovannin senza paura”, aveva detto Federico Fellini di Roberto Benigni nella sua ultima intervista. Per il suo canto del cigno ha voluto lavorare con lui (e Paolo Villaggio): “Questo film è anche il suo testamento sulla nostra società, sul nostro mondo di adesso. Fa vedere il nostro rimbecillimento, la volgarità, e addirittura la nostra fine. Era un amarissimo commento sui nostri tempi, ma fatto con la sua solita bellezza stilistica”, ha ricordato Benigni. https://youtu.be/opvLX71dBWM Un consiglio. Guardatevi i film interamente. Assaporerete verità e leggerezza ma anche sogno e fantasia. Qualità che si trovano sicuramente nel genio di Federico Fellini. Buona visione.... da Tommaso!! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Salva Read the full article
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byneddiedingo · 1 year ago
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Anne Bancroft and Dustin Hoffman in The Graduate (Mike Nichols, 1967)
Cast: Dustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross, William Daniels, Murray Hamilton, Elizabeth Wilson, Buck Henry, Brian Avery, Walter Brooke, Norman Fell, Alice Ghostley, Marion Lorne, Eddra Gale. Screenplay: Calder Willingham, Buck Henry, based on a novel by Charles Webb. Cinematography: Robert Surtees. Production design: Richard Sylbert. Film editing: Sam O’Steen. 
The Graduate and It Happened One Night (Frank Capra, 1934) are both fine examples of the "runaway bride" trope, but there the resemblance ends in irony. In the latter, Ellie (Claudette Colbert) balks at the altar and runs away, veil and train streaming, into the arms of Peter (Clark Gable), but we never see them together: The film ends with the sound of a toy trumpet and we see the "walls of Jericho" blanket falling. It's a gratifying "happy ending," in which order is brought out of chaos, which is the way a romantic comedy is traditionally supposed to end. But in The Graduate the situation is reversed: The wedding that is supposed to restore order ends in chaos, as Benjamin (Dustin Hoffman) arrives to carry off Elaine (Katharine Ross), interrupting the nuptial kiss after the wedding is over. And then we see them together on the bus, as Nichols holds the camera on their faces just a little longer than he might: The smiles on their faces begin to fade, and uncertainty takes hold. We aren't supposed to wonder about what happens to Ellie and Peter, but we can't help feeling the chill of reality fall over Elaine and Benjamin. Watching The Graduate today, I find it a troubling, even cynical treatment of some serious themes. Benjamin, for example, seems to be designed as a comic figure, with his little gulps and tics and his awkwardness when faced with the seductive Mrs. Robinson (Anne Bancroft). But a more sympathetic viewer might diagnose him as clinically depressed, desperately being borne along by the tide of events, just as he's borne along by the moving sidewalk at the airport in the film's beginning, and then trying to avoid the consequences of the freedom he has earned by graduating. He escapes from the adult world into his room, with its burbling fish tank that foreshadows his underwater escape when he's expected to "perform" in the scuba gear he's been presented by his parents. When he does commit himself to a course of action, deciding suddenly and almost arbitrarily that he will marry Elaine, he has clearly lost his mind. And is there a sadder figure in movies than Mrs. Robinson, who lives in alcoholic denial of the disaster her life has become? Bancroft's performance in the scene in which Benjamin tries to get her to open up about her life is simply stunning. The screenplay by Calder Willingham and Buck Henry is the only really funny part of the film, with its classically quotable lines: "Plastics." "Mrs. Robinson, you're trying to seduce me. ... Aren't you?" "I think you're the most attractive of all my parents' friends." It's Nichols's direction that turns our attention to the reality undermining the comedy. The Graduate is often seen as a kind of twin to Bonnie and Clyde (Arthur Penn, 1967): two films that announce an epochal shift in Hollywood, upending audience expectations by addressing themselves to a more sophisticated young audience. As a satire on upper-middle-class life in the mid-20th century that masquerades as a romantic comedy, The Graduate was enormously influential. I just can't make up my mind whether that influence was for the good.
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artcanyon · 7 years ago
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After a successful stint away at an eastern college, twenty-one year old Benjamin Braddock returns to his parents' Los Angeles area home a graduate. Although the world should be his oyster, Ben is instead in a state of extreme anxiety as he has no idea what to do with his life, which is made all the more difficult since everybody asks him what he plans on doing or tells him what he should do.
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corallorosso · 6 years ago
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Eddra Gale, “8½” (Federico Fellini, 1963) giffeteria
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michaelcosio · 3 years ago
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Eddra Gale - IMDB
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